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I bambini e la loro storia

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Perla P.
Perla 4/12/2009 fine di un sogno chiamato Amore puro. 
Avevamo scelto per te questo nome "Perla" perchè per noi eri e sei la cosa più preziosa che ci ha regalato la vita... Mia mamma mi aveva detto. nooo non chiamarla perla.... le perle portano lascrime... e così è stato! 
Tante lacrime e tanto dolore ma per otto mesi tanta gioia e tanta speranza... La speranza di vederti crescere sana e bella, giocare con i tuoi cuginetti, volere tanto bene a mamma e papà. 
Per te sono diventata anche coraggiosa scegliendo il parto naturale perchè volevo per te il meglio... Quel poco che hai vissuto tra le mie braccia spero tu abbia capito quanto ti amo e continuo ad amarti da lontano. Eri bellissima... piena di capellini biondi lisci e pettinati... sento ancora la sensazione della tua pelle liscia sotto le mie mani... hai conosciuto il tuo papà, la tua nonna il tuo adorato zio e poi sono arrivati a prenderti per portarti via da me... ma mai nessuno potrà portarti lontana dal mio cuore. 
La tua assenza ha mosso un'ondata di amore che mi ha travolto e anche se non c'è consolazione a tutto ciò... ho capito che non esiste Amore più assoluto di questo. 
Sei la mia stella e ora devi tu illuminarmi la vita verso la serenità. 
Simona mamma speciale della Perla più preziosa che c'è 
Simona (forum 06/01/2010 - Le nostre storie)

 

Pietro:
Buongiorno a tutte, ho letto di questo sito e ho pensato di visitarlo...Mi chiamo Alessandra e anche io come voi ho vissuto purtroppo la perdita di un figlio. Il mio primo bimbo si chiama Pietro e ora è un angelo che insieme ai vostri, gioca nel paradiso. L'ho perso alla 27 settimana per una gestosi sfociata purtroppo in preeclampsia...E' morto il 31/1/2003. Sono passati ormai 4 anni ma il dolore è ancora lo stesso. Ho avuto dopo una seconda bimba che è nata il 10/9/2004 e la sua vicinanza è una benedizione. 
Sarei contenta, se mi accettate, di entrare a far parte della vostra comunità. 
Un bacio . 
Ale (forum 09/11/2007 - Mi presento)


Rachele B.:
Cara Rachele

Iniziai a scrivere qualche giorno dopo la morte di mia figlia Rachele, una bellissima neonata di tre mesi nata in perfetta salute. 
Tutto accadde in una settimana; la malattia, il coma, la morte, il funerale. 
Restai in casa sola, circondata dal silenzio, con le braccia vuote e gli occhi colmi di lacrime. 
Fu così che una penna e dei fogli bianchi mi salvarono da un dolore che mi stava facendo sprofondare, dandomi la possibilità di trasformarlo in qualcosa di concreto. 
Sono trascorsi ormai 5 mesi dal giorno della morte di mia figlia e la decisione di pubblicare le mie lettere su questo forum nasce da un profondo desiderio di condivisione del dolore. Spero che le mie parole e la mia esperienza di addio, portino aiuto e speranza nei cuori di chi, come me, sta affrontando il dolore per la perdita di un bimbo. 
"Cara Rachele, 
cerco disperatamente il modo per far uscire un qualcosa che dentro di me vuole esplodere … come una lava incandescente che crea vapore acqueo e non trova via d’uscita … il vulcano sta per eruttare … forse questa penna può aiutarmi a parlare, a sfogare il dolore e non esserne inghiottita. 
Avrei voglia di dirti tanto ma le parole sono vuote, sono poche, sono piccole e non bastano … sono segni che posso mettere al posto dei sentimenti, dei pensieri e dell’esperienza che sto vivendo, ma non li contengono completamente. 
Da quando te ne sei andata vivo in una dimensione parallela insieme a te. A causa di questa tragedia sta nascendo nel mio cuore qualcosa che è impossibile comprendere razionalmente. Sto vivendo questo dolore in tutta la sua crudeltà mentre osservo il vuoto che hai lasciato nella mia vita di mamma. Un vuoto dentro il mio corpo, simile a un buco nero che sento chiaramente percettibile in prossimità dell’ombelico. Un vuoto fuori di me, mentre mi muovo nello spazio fisico che in questi tre mesi abbiamo occupato insieme. Un vuoto che non posso colmare con niente, se non con ciò che resta, l’Amore di una mamma per la sua bambina … e cercherò con tutte le mie forze di coltivare questo Amore al di là dello spazio e del tempo, per non sprofondare in un abisso di dolore e disperazione. 
Tu, Rachele, avevi qualcosa di speciale, in te e con te … un dono che mi hai portato in tutta la sua straordinarietà. L’ho sentita questa cosa così sottile eppure intensa da quando eri in pancia e poi guardarti, toccarti, nutrirti è stata una magia divenuta realtà. E ora sei qui, con me e per me, invisibile eppure presente, difficile da spiegare, da capire. 
E’ una meravigliosa percezione del significato più profondo della vita umana. 
E’ l’essenza di ciò che sei venuta a dirmi. 
E’ una carezza calda sul cuore gelido. E sento la gioia di aver dato la vita a un essere meraviglioso quale sei stata tu per me. Qualcuno direbbe che eri un angelo sceso in terra, non so … le parole limitano l’espressione di qualcosa che non è di questo mondo. I tuoi occhi parlavano alla mia anima quando ti guardavo e inconsapevolmente raccoglievo nel cuore quello che sei giunta a dirmi. Mi hai parlato della Vita. Mi hai insegnato ad Amare. Amare un figlio che arriva da lontano. Amare il Destino di un figlio, così difficile da accettare il tuo per me che sono la tua mamma, eppure così giusto, se penso che il tuo compito qui era ormai concluso. Sapevi molto più di quanto si possa umanamente immaginare. Sapevi Ciò Che Sei e sei tornata a ricordarlo anche a me. Eri una creatura piena di Amore e Luce e te ne sei andata lasciandone la scia. Quand’eri in pancia ho iniziato ad avere pensieri fugaci, impressioni intense, emozioni forti … eri tu ed io lo sapevo, perché ti avevo dentro. Di conseguenza mi ponevo tante domande, poi arrivavano le risposte. Ti sentivo presente anche quando non ti percepivo nei movimenti. C’eri, seppure piccola lì dentro il mio ventre ed io assaporavo la magia di ciò che stavo vivendo come fosse la prima volta, e ne coglievo la bellezza, e ne afferravo il senso. Essere mamma … ed essere mamma come lo sognavo io, è qualcosa che ho imparato solamente con te. Al terzo figlio, quando l’esperienza è ormai tanta e tutto dovrebbe scorrere fluidamente, senza troppi pensieri al riguardo, tu mi riportavi al presente, nel mio stato di dolce attesa e mi ripetevi di andare oltre. Mi suggerivi di non osservare superficialmente ma di farne un’esperienza interiore … mi chiedevi di vedere al di là di ciò che è comune. E così mi scoprivo a meditare più volte sul mio compito di mamma e su cosa la Vita voleva che facessi in quanto tale. Ho iniziato a riflettere su tutto ciò dal tuo concepimento e poi accompagnarti fino alla morte, “tenendoti per mano”, accettando tutto nonostante il dolore è stato ciò che di più bello la Vita potesse donarmi. Sembra assurdo, eppure il mio essere mamma con te è andato oltre la normale concezione del termine. C’ero io al tuo fianco quando terrorizzata avevo capito cosa stava accadendoti e ho dovuto accettarlo, impotente mi sono affidata a Dio. Adesso sei qui, ancora un po’ accanto a me, vicina eppure lontana, per aiutarmi a dirti addio. Ci vorrà del tempo, ma quando saprai che riuscirò a farcela anche da sola allenterai la presa e andrai per la tua strada. Non so dov’è che andrai, non so come, non so cos’hai da fare. Ma quando accadrà, io me ne accorgerò. Lo sentirò fisicamente questo distacco, come ora sento fisicamente che ancora sei parte di me. Ci sei come un’energia che mi sostiene il corpo e l’anima. Ci sei come il vento che solleva le foglie da terra, tu sollevi me dal troppo dolore. Ci sei come una mamma che rassicura il suo piccolo. 
Tu sei ancora qui per farmi cogliere l’Essenza della tua discesa sulla terra. 
Ti ho dato al mondo, Rachele. Ti ho dato la vita. Ti ho fatto nascere con consapevolezza mentre nel profondo di me stessa qualcosa mi terrorizzava … e solo ora realizzo il motivo di quella paura in agguato, irrazionale ed ingiustificata. Il travaglio è stato meravigliosamente perfetto, il dolore intenso ma necessario per spingerti fuori dal mio corpo e lì con me e Gina, il tuo papà guardava il miracolo del dare la vita. 
Io sapevo Rachele, ma non potevo immaginare tutto ciò. E lo sapevi anche tu. Il nostro era un legame speciale perché entrambe sentivamo di avere poco tempo per amarci, per vivere un pezzetto di vita insieme. Sei stata per me il dono più bello che una mamma possa ricevere, un angelo in carne ed ossa sceso dal Cielo per arrivare tra le mie braccia. 
Il ricordo di te è struggente, le lacrime scendono a fiotti mentre scrivo e sento il vuoto che resta, eppure quest’energia che mi lasci entrare nel cuore mi rende felice. Ci sei stata Rachele, per poco è vero! Ma io ti ho avuta tra le braccia e questo mi fa sentire un po’ speciale. I tuoi occhi grandi e scuri guardavano nell’anima di ognuno di noi e quella Luce ci lasciava disorientati. 
èqualcosa di straordinario, mi sta alleviando le pene, mi sta aprendo gli occhi sulla vita. A volte vorrei venire con te, te lo dico mentre piango. Mi dici che devo restare e che devo avere fiducia, nonostante il dolore che mi stringe il petto e mi logora. Ma fiducia in chi? In che? In te, forse? Oppure in Dio e nel suo progetto divino? Non so, non trovo risposte, non ho più certezze. Sento soltanto queste parole nella testa, insistenti, incontrollabili e non mi resta che affidarmi a qualcosa di più grande. E così mentre il mondo fuori ha bisogno di conferme, io no. Ho te. E vivo questa magia senza cercare altro. 
Cara Rachele, ricordo che quando non ti tenevo in braccio ma era qualcun altro a farlo, tu piangevi, ti disperavi, volevi la tua mamma e non c’era consolazione per te se non me. E ora pensare a questo mi fa impazzire di dolore. La mia voglia di stringerti forte e attaccarti al seno è un bisogno fisico struggente che devo necessariamente reprimere … tu non ci sei più e questa è una crudeltà. Eri per me qualcosa di bello giunto dall’Alto e mi sentivo così fortunata ad averti. Mi guardavo intorno e mi accorgevo che non tutte le mamme guardavano i propri piccoli come io facevo con te. E solo adesso capisco che a me è stata data la possibilità di vedere la Luce. Sei stata con me solo un anno, nove mesi in pancia e tre mesi fuori, ma li ho vissuti così intensamente e meravigliosamente che adesso non sono più la stessa persona di prima. Ho vissuto consapevolmente un Amore che non conosce confini, che non è terreno, che non è comune. Tu ed io, una mamma e una figlia che insieme hanno vissuto il cielo in terra. E ora mi ritrovo con un dolore lacerante che non posso ignorare, che devo vivere e devo trasformare. Devo farlo, Rachele, così la mia anima può guarire, può imparare, può capire a fondo e tornare a vivere in modo nuovo. Soltanto soffrendo posso elaborare quanto accaduto e ritrovare un equilibrio nella mia vita. Una vita che è cambiata. Un progetto di vita, la mia vita con te, che si è dissolto. Ed io devo prenderne coscienza, devo accettarlo per lasciar fiorire ciò che di più bello questo dolore sta soffocando. Sento che sei dispiaciuta quando mi vedi piangere. Mi guardi con amorevolezza accogliendo tutto il dolore come in un abbraccio affettuoso, facendomelo vivere perché sai che solo così posso imparare qualcosa di molto importante, soltanto la sofferenza può imprimere sulla mia anima quanto sei giunta a dirmi. Solamente il dolore può condurre a una giusta cicatrizzazione della ferita. 
Questa sofferenza tanto forte ora è per me una maestra di vita che, se riuscirò a vivere pienamente e a trasformare in solo Amore, avrà da farmi scoprire molto. E non voglio perder tempo, non voglio che tutta questa storia venga accantonata in un angolo della mente perché troppo dolorosa da affrontare e guardare ad occhi aperti. Non voglio chiedere a Dio perché ... voglio soltanto ascoltare con il cuore quello che giunge a me, sotto qualunque forma, ed assaporare piano ciò che con la ragione non si può spiegare. 
ìti scrivo, Rachele, per mettere nero su bianco ciò che vorrei dire ma che non riesco a dire e non c’è persona in grado di ascoltarmi come tu fai con me … in silenzio, con rispetto, con amore, senza giudizio, senza risposte … 
Cara Rachele, i giorni passano lentamente ed io mi sto accorgendo di non essere più la stessa persona di prima. La mia anima si è riempita della tua Luce e il mio corpo inizia a vibrare diversamente. La vita quotidiana prosegue e si sta adattando ai nuovi ritmi. Ho più tempo da dedicare ad altro ora che non ci sei più e le cose sembrano accomodarsi, assestarsi piano come quando la Primavera prende il posto dell’Inverno. 
Cammino per strada consapevole di me stessa, più forte di prima, incredibilmente più leggera, ma con una struggente nostalgia di te in quel piccolo corpo pieno di Vita, di te in quegli occhi scuri che brillavano, anche se chiusi, di te che cercavi con la bocca il mio seno ... Mi fa male fisicamente vedere le altre mamme portare a passeggio i propri piccoli in carrozzina, perché io non posso farlo più con te … poi mi fermo, ascolto, percepisco che ancora mi aleggi intorno e non mi sento più sola. 
à, ma ne ho bisogno ora, devo trattenerti ancora un po’ prima di lasciarti andare, perché mi fa stare bene, perché mi sta aiutando a non lasciarmi morire. 
Cara Rachele, è notte fonda e mentre tutti dormono ti scrivo per dirti che mi sei mancata oggi alla festa di compleanno e sei mancata a Gioele che accarezzava la manina di Riccardo come faceva con te e … chissà cosa stava pensando la sua testolina e cosa provava il suo cuore. Lo guardavo da lontano, i suoi occhi erano tristi e mi è sembrato così ingiusto che un bimbo di quattro anni dovesse vivere tanto dolore. Allora mi sono arrabbiata con Dio che ti ha portata via dai tuoi fratelli … loro ti avevano desiderato, ti cercavano al ritorno da scuola, ti guardavano con meraviglia nei tuoi progressi quotidiani e aspettavano di giocare con te. E’ stata una gran festa per loro la tua nascita … accarezzavano il pancione increduli che al suo interno ci fosse realmente una sorellina tutta per loro. E dicevano che eravamo in tanti quando ti abbiamo portata a casa! Ti sei presa un posto in famiglia … quel posto ora è vuoto ma per noi ci sei stata, facendoci assaporare la bellezza di essere sempre più uniti, un cerchio stretto stretto e tutto il resto fuori. 
Soffrivo oggi, Rachele. Soffrivo dentro mentre tutto fuori proseguiva come nulla fosse. Quel dolore lancinante che accompagna le mie giornate era un dolore sordo e muto che non potevo esprimere, che non potevo condividere. Un dolore solo mio e basta, che spaventa gli altri perché troppo grande per loro. Ero sola … come lo sono ora, d’altronde! Se non fossi tu a darmi la forza di sopravvivere a questo, mi sentirei abbandonata. Tuttavia, mi ci sento in mezzo agli altri che non possono fare nulla per me, che non possono capire cos’ho dentro, che mi guardano spaventati … o non mi guardano affatto. Talvolta vengo ignorata. Troppo difficile incontrare il mio sguardo. Sono sola perché sono stata io la tua mamma, sono stata io a farti nascere e a nutrirti dal mio seno. E sono sola con questo dolore che è tutto mio e che mi serve a lasciarti andare. Il mondo non è educato alla morte e neanche io lo ero fino a qualche giorno fa, quando la Vita, come un fulmine a ciel sereno, mi ha dato questa situazione da vivere e superare. 
E mi trovo qui, con questa penna in mano e un mondo interiore che non sapevo di avere. 
E mi trovo qui, con un foglio bianco tutto da riempire. 
E mi trovo qui a parlare con l’energia che resta di te e … credo! 
àun posto incantevole dove andrai a stare, così mi preparo ogni giorno di più a lasciarti andare, a farti tornare a Casa, certa che da lì potrai essermi più vicina di come lo sei ora, perché un fascio di Luce ci unirà per sempre. 
Cara Rachele, la quotidianità mi appesantisce, mi stanca. E’ molto faticoso tornare alla vita di ogni giorno con questo dolore che mi succhia la forza vitale. Provo a fare le cose di sempre, ma mi costa fatica. Cerco di essere la persona che ero prima ma … come faccio se una parte di me è morta con te? Sto cercando di trovare un nuovo equilibrio e solo il trascorrere del tempo può aiutarmi. Tu non sei più con me fisicamente ma il mio corpo ti cerca ancora e questa ricerca distoglie la mia attenzione da ciò che mi circonda … Sembra proprio che qui ci sia ancora bisogno di me e così devo farmi forza e ce ne vuole tanta per cercare di vivere al meglio il tempo che mi resta, per svolgere il mio compito di mamma nel migliore dei modi, nonostante la sofferenza per la tua perdita. Tutto ciò che mi circonda è sfiancante, snervante … mi sento affaticata anche per molto poco, perché il dolore che provo è eccessivo, troppo pesante da sostenere. 
E mi chiedo come posso tornare a fare le cose di prima allo stesso modo, se io non sono più la Tania di qualche giorno fa? 
Come posso rendere questo dolore un po’ più leggero? 
òin tutti i modi di farlo. Trasformerò il dolore in solo Amore e quello che nascerà nel mio cuore sarà qualcosa di meraviglioso che porterò nella mia vita di mamma e donerò ai tuoi fratelli. 
Cara Rachele, stamattina piangevo per te. Quel dolore sordo e muto che sento costantemente nel petto ha iniziato a salire fino in gola, e poi ancora più su, fin quando le lacrime hanno iniziato a scendere, l’una dietro l’altra, quasi senza sosta … ed ecco che ti ho percepito di nuovo vicina a me, tanto vicina che mi sentivo quasi dentro di te, totalmente inondata dal tuo Essere … ed è così che mi hai aiutata nell’espressione di quel dolore insopportabile. 
Avevo appena ritrovato il tuo odore su di un cappottino e lì avrei voluto urlare, volevo morire … veramente … mi sentivo impazzire! 
Mi hai detto di lasciar stare quelle cose materiali, di non vederci te, di ascoltare il cuore. Mi ripetevi che potevo provare a toccarle quelle cose, a stringerle a me ad annusarle e così sentire una nostalgia struggente. Potevo osservare il vuoto che resta di te guardando ciò che ti apparteneva … però mi hai invitata ad andare oltre e non restare invischiata in quel dolore tanto materiale. Ho sentito nella mia testa una vocina debole debole, che tuttavia è riuscita a catturare la mia attenzione in quello stato di disperazione … 
”mamma, quelle cose non sono me, io ci sono ancora per te! ” … e così ho smesso di piangere, il dolore si è affievolito velocemente e dopo un lungo sospiro ho sorriso e ho capito … 
CIO’ CHE E’ IMPORTANTE NON SI PUO’ TOCCARE CON MANO. 
Il mondo fisico deve essere vissuto per quello che è e non per quello che crediamo che sia, per fare esperienza di Ciò Che Siamo, ma oltre, al di là del velo delle illusioni c’è qualcos’altro, c’è molto di più. Non devo attaccarmi al ricordo di te per farti rivivere in me, tu puoi essere con me per sempre se te lo permetto, se so ascoltare, se saprò lasciar andare l’attaccamento. L’Essenziale è ciò che mi resta di te e seppure questa Essenza non è tangibile, io so che continui ad esistere. Certo! la mia anima può sentirsi sollevata ma il dolore fisico, terreno, materno resterà ancora per un po’ ed è ciò che mi aiuterà a curare la ferita. 
Il nostro Amore vivrà nell’eternità e sarà un Amore senza confine, che esisterà al di là dello spazio. Io ci sarò sempre per te e tu ci sarai per me, perché io sono stata la tua mamma e tu mia figlia. Posso soltanto viverlo questo rapporto tanto speciale e ringraziare Dio di avermi fatto un dono tanto grande. 
Come posso essere triste ora? Io piango di gioia perché ho capito, Rachele. 
Ho capito che sono stata la tua mamma, che ti ho concesso la possibilità di nascere ... 
Ho capito che quando le cose ci arrivano c’è un motivo e il cambiamento, anche se sconvolgente, può essere soltanto in positivo … 
Ho capito che questo era il tuo Destino e poiché ti amo, devo accettarlo e rispettarlo … 
ései giunta a me, perché hai scelto me e cosa hai voluto dirmi … 
Ho sempre avuto il desiderio struggente di vedere quanto si cela dietro l’apparenza di ciò che mi circonda e ora ne sto avendo una visione chiara e riesco a percepire il senso di ciò che mi è accaduto finora. 
Con te ho capito di poter essere la mamma che desideravo, me lo hai permesso venendo a me e poi andando via per sempre e ora riporterò quanto ho imparato, nella mia vita che continua a fluire. Riesco a vedere il Sentiero da percorrere insieme alla mia famiglia, la sola strada che può condurmi a Dio e a te che ne fai parte … e la vedo chiaramente ai miei piedi illuminata dalla tua Luce che, come un faro nella notte, mi fa capire dove devo camminare. 
Grazie di esserci stata, Rachele. 
Cara Rachele, è difficile vivere ogni più piccola situazione, ogni istante della mia vita, accompagnata dal pensiero costante che tu non ci sei più. Non riesco ora, e forse non riuscirò mai, a tornare veramente felice, a gioire delle cose belle che mi accadono, perché mi mancherai sempre. 
E la mia vita non sarà mai più come prima di avere te. 
Ed io non sarò mai più la persona che ero prima di conoscerti. 
E se è vero che nella vita si cambia, e un attimo dopo non si è più come un attimo prima, io con te ho fatto un salto spaventoso che mi ha condotto a vivere una vita assolutamente trasformata, nella sua più intima natura, da quella che vivevo prima di averti. 
’l’Amore, Rachele … l’Amore vero, quello che non conosce confini, incondizionato, quello che va oltre le apparenze di questa terra, è l’Amore che crea la vita e la fa andare sempre avanti, è un Amore sacro, puro, forte … più forte della morte … eterno, indistruttibile … lo sento nel mio cuore così potente che ancora mi ci devo abituare e devo trovare il modo per alimentarlo. Per adesso lo osservo esistere, senza fare nulla consapevolmente, vado per tentativi nel viverlo, mi lascio trascinare come un’onda da questa Energia quasi irreale. 
Cara Rachele, una parte di me è morta con te perché tu mi “appartenevi” totalmente. Nel nostro rapporto non c’era stato distacco … eravamo in simbiosi … ti nutrivi da me e cercavi me. Così mi sento sdoppiata. Una parte di Tania continua ad esistere nella realtà visibile, nella fisicità di un corpo. Ho delle paure, delle ansie, provo dolore quando ti penso, mi preoccupo del domani, provo gioia quando guardo i tuoi fratelli giocare. Amo tuo padre che è la costante della mia vita, il sostegno, il punto di riferimento, l’appoggio, la tenerezza, la sicurezza, la protezione. Amo i tuoi fratelli più di me stessa e desidero crescerli serenamente. 
L’altra parte, invece, vuole raggiungerti, vuole afferrarti, vuole vederti, vuole toccarti, vuole nutrirsi di te ... … vuole morire. E’ disperata, depressa, angosciata. 
Non so se riuscirò a lasciarti andare. Sentirti esistere senza poterti vedere fisicamente mi destabilizza. 
Mi sento confusa. 
Come faccio ad amarti senza che tu ci sia fisicamente? 
Cara Rachele, sei come il vento per me … inafferrabile. Ma la mia ragione perde forza quando mi affido all’Anima, così mi lascio accarezzare dalla brezza, mi lascio andare. 
Alcune volte vorrei avere la possibilità di dare uno sguardo nel tuo mondo di Luce per raccontare a tutti quanto è meraviglioso e dire alle persone che piangono di fronte alla morte dei propri cari, di avere la consapevolezza dell’Eternità. 
In questo momento non c’è nulla che riesca ad alleviarmi il dolore. E’ mio. Mi appartiene come tu appartenevi a me. Ma sapere che tu stai bene … mi aiuta a stare bene … e per adesso mi basta. 
Cara Rachele, sono estremamente irritabile oggi. Quasi impazzisco di fronte alle piccole vicissitudini del quotidiano. Alcune delle persone che mi circondano sono di troppo in questo momento. Non riesco a gestirle, ad ascoltarle, ad averle intorno. Mi pesa ogni cosa che faccio. 
Mi manchi in questo preciso istante in cui sono venuta a parlarti attraverso questa penna. 
Avrei tanto bisogno di averti con me. 
Sento forte la tua assenza, piccolina mia, nei momenti in cui sto con gli altri e tu non ci sei … io sto male. 
Non so cosa mi sta accadendo, è tutto così nuovo … pensieri, emozioni, reazioni … 
Se mi distraggo sto peggio. E’ come se l’energia che mi unisce a te venga disturbata dalla presenza di altre persone. Il nostro canale di comunicazione perde forza e non riesco a percepirti. Ho bisogno di raccogliermi. Ho bisogno di silenzio. Voglio ascoltarlo questo silenzio che nasce dove resta il vuoto. Voglio osservarlo questo vuoto, questo abisso di dolore, per cercarvi nel fondo la forza per superarlo. Lo strazio, di tanto in tanto, riaffiora in superficie in tutta la sua crudeltà. Mi distrugge, mi annienta, mi rende piccola, inerme. Mi destabilizza. Mi sgretola il cuore. Una forza distruttiva ma così importante … si! … come il fuoco che disinfetta, il dolore curerà la mia ferita. 
Ho paura di perdere tutte le mie certezze. Sono una mamma di trent’anni a cui è stata strappata via, con violenza, una parte di ciò che dava senso alla mia esistenza di giovane donna. Sono stata violentata. Ti avevo desiderato, ti ho avuta … ora il nulla … 
Ho bisogno di aiuto, Rachele! 
Fai entrare nel mio cuore quella sostanza invisibile a darmi sollievo altrimenti non posso farcela! Ti cerco con lo sguardo. Non ti vedo. Chiudo gli occhi … vorrei raggiungerti. 
’ Amore. Lascio andare la penna e aspetto che questo momento tragico lasci il posto ad altro. 
Dal silenzio mi sono rigenerata. Mi stai abituando piano a stare senza di te. Stai mollando la presa. La tranquillità della solitudine mi permette di nutrire il corpo attraverso pensieri su di te. E’ un po’ come trovare un senso a tutto. Percepisco la tua Essenza e sento di camminare sulla giusta strada. Quando poi la vita mi prende con la sua materialità, con la fretta, con il concreto, mi sento maltrattata … vorrei restare in quel mondo sottile insieme a te. Ma questo non può durare molto. Tu devi andare ed io devo continuare la mia vita terrena. Devo ricominciare, ricostruire mattone dopo mattone me stessa in rapporto a tutto ciò che mi circonda. E devo trovare un equilibrio fra te … eterea, invisibile, sottile … e il mondo fisico … denso, percepibile, concreto. Mi sto evolvendo. Sto imparando. Sto crescendo. Sto ricordando. Sei la mia finestra sul divino. Sei stata un messaggero di Dio e attraverso l’Amore che nutro per te, sento Dio entrarmi dentro. La mia difficoltà di ritrovare un equilibrio tra il vuoto che lasci e la vita che continua è il percorso che sto affrontando. 
Piango per il dolore … e piano questo si scioglie come neve al sole, lasciando il posto ad uno stato di serenità interiore. Questa è la fatica del momento. Questo è crescere. 
Come posso farcela? 
Amandoti. L’Amore è la risposta … ed io l’ho toccato con mani questo Amore, l’ho visto nei tuoi occhi, l’ho sentito entrare nel mio cuore quando sei arrivata invisibile nella mia pancia. L’Amore che mi hai fatto vedere è impossibile descriverlo … lo si può soltanto percepire … e non è certo facile riconoscerlo. Io sto lottando contro tutte le mie limitatezze fisiche per sentirlo costantemente, vivo e concreto, per averne la consapevolezza in ogni istante, per non lasciarlo soffocare dall’angoscia, così da renderlo parte di me per sempre. 
’anima grande ed ora lo sei ancor di più. Quando eri in quel corpicino pieno di vita tu sapevi molto di più di tutti noi ed io vedevo che c’era in te qualcosa di speciale. Avrei voluto che se ne accorgessero tutti della Luce che emanavi, ma questo è potuto accadere soltanto attraverso la tua morte. Adesso che sei invisibile, il tuo profumo inebria i cuori di tutti ed ancor di più il mio, che è diventato grande … grandissimo … Sono diventata una mamma speciale e porterò nel mondo, per le persone che vorranno ascoltarle, quelle parole che mi hai lasciato in dono. Hai risvegliato in me quel che era assopito, hai permesso a quel bocciolo di rosa dentro il mio corpo di aprirsi e rendermi quel che sono ora. 
Cara Rachele, mi guardo intorno e vedo un mondo che va avanti con i paraocchi, preso dalla frenesia che non lascia posto a Dio. 
Il mio dolore a volte è così tanto da pensare di non farcela, ma l’aver avuto la possibilità di scorgere all’orizzonte la Verità, mi aiuta a superarlo. E rimango meravigliata dal dolore di quelle persone che piangono senza aver neanche visto i tuoi occhi, così mi chiedo perché. 
Allora penso che qualcuno piange per se stesso. 
Qualcun’altro piange per me. 
Poi c’è chi versa lacrime perché ha paura della morte. La morte di una piccina è vissuta come un’ingiustizia, una dannazione. 
Ma io ne so più di chiunque altro, perché sono stata la tua mamma. 
Vorrei dire alla gente che piange per il mio dolore senza rendersene neanche conto, di riflettere … Dio non ci manda figli e poi se li riprende per farci del male … le lacrime che versano sono inutili se non vanno oltre … 
Poi desidererei inveire contro tutte le persone che non si chiedono qual è il senso della vita! 
Il mio dolore è assolutamente egoistico, Rachele. E’ il dolore di una mamma che soffre perché è umana. Non ho potuto far nulla per salvarti. Ho dovuto affidarti ad un Amore più grande del mio con la consapevolezza che un figlio non è di nostra proprietà. E così, come glielo spiego a chi mi guarda piangendo che questo dolore sta lasciando il posto ad un Amore non terreno? Come glielo spiego a chi mi guarda piangendo che sei stata una benedizione per me? Come glielo spiego a tutte le persone che vedono in me dolore e disperazione, che non sono solo questo, ma c’è dell’altro? Spero che una scintilla del divino che era in te, porti Dio nei cuori di chi non crede e di chi non riesce ancora ad aprire gli occhi. 
Per ora io devo pensare a me stessa. Devo guarire. Devo osservare il vuoto. Devo accettare. Devo ricominciare e ricostruire sulle macerie. E sono certa che quando mi sentirò pronta, riuscirò a rispondere a quelle lacrime utilizzando le parole che Dio farà uscire dalla mia bocca … 
Io sono felice, Rachele. Sono felice mentre piango, perché i miei occhi non riescono a vederti, le mie mani a toccarti e il mio corpo non può nutrirti. Piango perché mi manchi fisicamente. Il mio corpo ti cerca fuori di sé … ma io ho capito, Rachele e questo te l’ho già detto! 
Mi dici che questo è un passaggio. Soltanto dopo aver superato l’attaccamento potrò accoglierti in veste nuova … e così lascio che le lacrime scendano lentamente, facendo sciogliere il dolore ancora un po’ ... e ancora un po’. 
Cara Rachele, il dolore mi sta travolgendo di nuovo. Sto male, mi vedi? Ti chiedo aiuto. Urlo di dolore … Mi dici che devo viverlo questo dolore, che devo lasciarlo venire in superficie. Così piango, verso lacrime, su lacrime, su lacrime. Sto bagnando questi fogli, l’inchiostro scolorisce, vedo solo nebbia … Non riesco a pensare ad altro se non a te. Sono stanca, fisicamente e psicologicamente. Ogni piccolo pensiero su di te fa traboccare il vaso. Ogni ricordo che affiora nella mia testa fa straripare il fiume. L’acqua mi sommerge. Non riesco più a respirare … 
Cara Rachele, ieri sera avevo iniziato a scriverti per dirti quanto stavo male, ma poi non sono riuscita più a muovere la penna. Stavo impazzendo. I bimbi di sotto giocavano e non riuscivo a sentire neanche le loro voci festose. Mi otturavo le orecchie. Il corpo aveva iniziato a cedere. Mi sono rassegnata al dolore perché non riuscivo più a contenerlo. La testa stava letteralmente scoppiando. Un’energia distruttiva aveva preso possesso di me. Non c’era nessuno in grado di aiutarmi. Ho mandato via tutti. Dovevo restare sola. 
Io e il dolore … faccia a faccia … 
Tu non hai fatto nulla per me. Chiedevo il tuo aiuto. Chiedevo l’aiuto di Dio. Ma per Amore mi avete lasciato vivere quello strazio in tutta la sua potenza (… finalmente …) 
Di notte la testa continuava a pulsare e le lacrime a scendere. 
Molto lentamente, dal profondo abisso in cui ero precipitata, ho iniziato a risalire e stare meglio. Era ormai mattina. Mi hai presa per mano e mi hai fatto rialzare. Mi hai detto che il corpo aveva bisogno di capire che Rachele non c’è più … aspettava ancora il suo ritorno … e solo così … soltanto soffrendo a tal punto ha potuto rassegnarsi e rasserenarsi. 
èalleggerita. Il dolore si è ridotto notevolmente. Al momento lo sento come una piccola nube grigia sul cuore, mentre ieri sera la nube era nera, densa e mi avvolgeva completamente. Provo a chiudere gli occhi sperando di recuperare un po’ di vigore. 
Cara Rachele, mi sento distante dalla vita che va avanti, cerco a stento di assecondarne il movimento ma mi accorgo di essermi fermata. Mi rendo conto, giorno dopo giorno, di essere sospesa nel nulla. Sto osservando cos’è accaduto nella mia vita. Uso il tempo a disposizione per piangere ciò che ho perso fisicamente e sto cercando di accettarlo. Sto scrutando la strada che sei venuta a mostrarmi e cerco di capire come percorrerla. Esploro dal di fuori la nuova Tania che sta nascendo e voglio abituarmi a questa nuova me. 
Ho paura ancora del dolore, di riprovarlo forte come l’altro giorno. Ho paura di affrontare i ricordi che riaffiorano, sia belli che meno belli, perché entrambi fanno un male pazzesco. Temo ricordare la tua malattia … anche se è stata parte di te. Non la voglio ancora guardare in faccia. Un senso di terrore me lo impedisce, quindi mi chiudo a riccio e rimando … rimando … 
Sto cercando di prendere un po’ di confidenza con il mostro che ti ha portata via da me. Così immagino la tua malattia come una strada in salita, bianca e liscia, che hai percorso in compagnia degli angeli custodi che sono scesi a prenderti e ti hanno accompagnato fino alla porta di Dio … eri piccina … avevi bisogno di me ed è stato difficile allontanarti … Dio ci ha aiutate entrambe dandoci del tempo … il tempo per capire cosa ci stava accadendo e il tempo per accettarlo ... ha fatto giungere accanto a noi le anime giuste ad aiutarci nella separazione … 
Poi quell’Amore meraviglioso che viene dall’Alto ha vinto! 
Tu hai visto la Luce ed io ho detto “Si, vai!”, con dolore e con l’Amore di una mamma che non può far altro se non accettare il Destino della sua bambina. 
… e mi sono lasciata guidare da Dio. 
Cara Rachele, pensavo al mio essere mamma e a quanto mi fa sentire realizzata. Dare la vita a un’anima che chiede di nascere è qualcosa di meraviglioso e con voi tre mi sono arricchita nel profondo di me stessa, crescendo giorno dopo giorno, momento dopo momento, insieme a voi. 
L’esperienza di partorire con il dolore sembra, agli occhi di molte persone con cui mi sono confrontata, un modo crudele di avere un figlio. E invece io l’ho vissuto sempre come la possibilità, concessa a noi donne, di compiere un miracolo. L’emozione di averti spinta fuori dal mio corpo consapevolmente, godendo di ogni singola contrazione, accettando il dolore fino al suo picco massimo per poi lasciarlo sfumare, mi ha preparata a tutto questo. Perché anche adesso, che tu sei morta, il dolore intermittente mi serve per lasciarti raggiungere quel luogo meraviglioso dove la tua Anima desidera andare. 
Non posso chiudermi. 
Non posso impedirti di proseguire la tua evoluzione e raggiungere Dio. 
Non posso trattenerti ancora per egoismo, per paura di soffrire. 
E così ancora una volta l’Amore vince su tutto e mi abbandono, accetto la tua morte, ti dico addio e ti lascio andare. 
Non ho più paura, Rachele. 
Quando l’Amore che giunge dall’alto tocca il cuore di un essere umano, questi non può più far finta di niente. 
La purezza emanata dal tuo Essere rimarrà per sempre piantata nel mio cuore. 
Il ricordo di te continuerà ad esistere in me e da quel ricordo sto ricostruendo la mia vita, più bella di prima, più vera … 
Il dolore si è affievolito ormai. Fa meno male guardare il vuoto cui ho trovato uno spazio nel profondo del cuore. 
èpiù dolore e le lacrime che scendono sono il modo per ricordare quanto sei stata speciale. 
Avrei desiderio di raccontare a tutte le persone a me care quello che è accaduto dentro di me dal giorno in cui ho iniziato a scrivere. Avrei voglia di condividere quante belle emozioni sono nate in me dalla tua morte. 
Non mi sono fermata al dolore. 
Non l’ho cristallizzato. 
L’ho vissuto Rachele. Ho pianto. Mi sono arrabbiata. Mi sono disperata … 
…con fatica ma lo sto facendo! E Dio mi è accanto. E tu ci sei ancora … e incredibilmente più di prima, perché sei libera. Non mi nutro più di te e tu, dall’alto con la tua Luce, ora guidi me. 
Ho visto la vita dopo la morte quando la tua Anima ha lasciato il suo corpicino su quel letto d’ospedale … 
…attraverso il corpo che ti ho creato mi hai fatto giungere il tuo messaggio d’Amore. Lo avevo capito così bene ormai, non avevi altro da fare se non raggiungere Dio. 
Caro il mio angelo in Cielo, chi ha visto i tuoi occhi sa di cosa sto parlando … non lo sa la sua testa … lo sa la sua Anima e lo sa il suo cuore. 
Non ho avuto la possibilità di farti crescere qui in terra, ma sono riuscita a farti crescere altrove. 
Sei un’Anima grande ora, Rachele. Sei un’energia veramente potente … una montagna di Luce e Amore a cui attingo per proseguire. 
Ti amo, Rachele. 
Grazie di esserci stata. 
La tua mamma." 
Tania (forum 03/07/2011 - Le nostre storie)

 

Sami
Quando papa' Youssef ed io abbiamo deciso di averti sei arrivato subito, al primo tentativo ( che fortuna!). Al primo giorno di ritardo ho fatto il test ed era positivo, anche se la ginecologa ha detto che si poteva trattare di un falso positivo che era troppo presto per esserne sicuri, sapevo che c'eri tu nella mia pancia, lo sentivo. 
La gravidanza è stata subito a rischio: cistite, perdite, stress, ma tu continuavi a lottare, volevi vivere. 
Finalmente all'ottavo mese un po' di pace, l'urinocoltura era negativa. Ma secondo alcuni dottori eri piccolino e così ho dovuto fare un bel po' di ecografie ( ti ho visto mentre cercavi di mangiare una particella di zucchero nel liquido amniotico: eri bellissimo) ma risultava tutto nella norma. Anche il 16 luglio (2009) ne ho fatta una con flussimetria ed era tutto ok. Poi il 18 mentre ero a pranzo dai nonni ho sentito una fitta alla schiena, mi sono alzata e mi si sono rotte le acque. Nonno Piero mi ha portata subito all'ospedale ma eravamo tranquilli perchè , anche se perdevo tanto sangue, ormai ero alla 33esima settimana e tu eri formato ( pensavo: "male che vada, lo terranno in incubatrice qualche ora"). 
Una volta arrivati in ospedale mi hanno fatto l'ennesima ecografia ma questa volta hanno girato lo schermo e non mi hanno permesso di vederti ma, come ti ho detto, ero tranquilla perchè sentivo un battito, più lento del solito ma comunque era presente. 
Mentre mi portavano in rianimazione dopo il cesareo d'urgenza ( ho avuto una forte emorragia con un principio di cid e mi hanno dovuto fare 6 trasfusioni) ho visto zio Chicco, nonna Margerita, nonno Piero e papa' Youssef che piangevano. Quando ho chiesto loro di te la nonna si è sentita male ma papa' mi ha detto che ti aveva visto, che stavi bene ed eri bellissimo. 
Le infermiere a cui chiedevo tue notizie mi rispondevano che eri in un altro reparto e non sapevano nulla. 
Poi sono arrivati papa', nonno e le due dottoresse che mi hanno operata e nonno ha detto: "Sami non c'è( ho pensato di averti solo sognato), Sami è nato morto". 
Una parte di me è morta con quelle parole. 
Hanno provato a rianimarti per 40 minuti ma non ce l'hai fatta; il battito che ho sentito durante l'ecografia era il mio, tu non c'eri più. 
Secondo i dottori probabilmente sei morto già il giorno prima ma non è possibile perchè quella stessa mattina papa' ed io abbiamo giocato con te: abbiamo messo sulla pancia il tuo carillon preferito e ti sei mosso e poi hai avuto il singhiozzo (come al solito). 
Secondo l'autopsia ho avuto un distacco completo della placenta ( succede nello 0.5-1% dei casi, percentuale che si abbassa di più se si considera il fatto che non sono fumatrice, nè diabetica, nè in sovrappeso e ho sempre avuto la pressione bassa)e tu pesavi 1.850 kg, eri lungo 46 cm ed eri sano e perfettamente formato. 
Poi c'è stato il caos: i problemi dovuti ai 4 cateteri che mi hanno messo, il tuo funerale ( non sapevamo a chi chiedere informazioni perchè sono pochi i bambini sepolti con rito musulmano a Vercelli), la mie amiche hanno avuto i loro bambini (quelli con cui sognavo avresti giovato da grande) mentre tu ti trovi sotto terra e soprattutto è arrivato il 30 agosto ( quando saresti dovuto nascere). 
Ti chiedo scusa perchè non ce l'ho fatta a vederti. Ti ho visto solo in foto. Mi sentirò in colpa per sempre ma se ti avessi preso in braccio, non avrei più permesso a nessuno di portarti via da me. 
Quando vengo a trovarti al cimitero ti immagino mentre giochi con gli altri bambini che sono sepolti lì vicino a te, solo così trovo la forza ti tornare a casa, a quella che è anche la tua casa ma dove tu non tornerai mai. 
Tutto sommato sto bene, sopravvivo. La mia vita è tornata quella di sempre, va avanti come se tu non ci fossi mai stato ma stai tranquillo, è una bugia! Lo faccio per non far preoccupare papa' e i nonni ma ogni secondo della mia giornata sei nei miei pensieri e anche se un giorno avrò altri bambini, non mi dimenticherò mai di te. MAI 
Ilaria mamma di Sami (forum 30/08/2009 - Le nostre storie)

 

Samuel
Ciao sono Liliana, ho 31 anni e il 14 luglio 2008 ho perso il mio piccolo Samuel alla 37 settimana......vi racconto la mia storia... Sono sposata con Alessandro da 4 anni e il ns più grande desiderio era quello di avere subito un bambino da amare, coccolare, accudire e cullare, ma questo bimbo x i primi tre anni ritardava ad arrivare, finchè il 30 novembre 2007 la bella notizia ...sono incinta, finalmente si stava realizzando il ns sogno.
La gravidanza procede benissimo , alla 21 settimana scopriamo che è un maschietto ...quello che speravamo, si chiamerà Samuel.
Passano le settimane tutto procede nella norma tra esami ed ecografie, il 9 giugno decidiamo con il ginecologo di programmare il cesareo (per un precedente intervento all'intestino nn posso fare sforzi) ,il 24 luglio il ricovero e il 25 mattina il parto.
Comincio a fare il primo tracciato lunedì 7 luglio, tutto bene il di Sammy batte batte batte, mi sembra ancora di sentirlo, quindi torno a casa entusiasta.
Passano i giorni arrivati al sabato decido di fare pulizie generali visto che si avvicina la data del parto voglio passare le ultime settimane in completo relax godendomi il mio pancione...arrivati alla sera mi chiedo tra me e me se ho sentito muovere Sammy, nn ricordo forse presa dalle faccende domestiche nn ci ho fatto caso cmq decido di andare a letto.
E' domenica Samuel ancora nn si muove, ho uno strano sentore e piango, tel al mio ginecologo che mi consiglia di andare in ospedale x fare un tracciato, nel frattempo parlo con parenti ed amici che mi rassicurano dicendomi che il bimbo nelle ultime settimane si muove di meno perchè ha poco spazio, all'improvviso mi sembra di sentire dei movimenti, mi tranquillizzo e aspetto l'indomani che devo fare il 2 tracciato.
E' lunedì 14 luglio arrivo in ospedale , l'ostetrica mi prepara per il tracciato cerca il battito del bimbo , ma nulla, cerca ancora per diversi minuti e ancora nulla, io mi sentivo morire, nn volevo credere a quello che stava per accadere, entra il medico di guardia , prova lui e ancora nulla, passiamo all'eco, nn dimenticherò mai quel che fino a qualche giorno prima batteva forte potesse essere fermo, il dottore con freddezza mi dice signora il suo bimbo nn c'è più, nn sapevo cosa fare ero da sola, mi chiede di seguirlo in sala parto x avere la conferma dal mio ginecologo, salgo su ancora incredula speravo che mi dicessero che si trattava di un falso allarme...nel frattempo chiamo mio marito che si precipita, lo guardo e gli dico Samuel nn c'è più, nn ha più battito, mi abbraccia e scoppiamo a piangere in un pianto disperato, nn poteva essere vero , perchè proprio a noi che lo desideravamo così tanto.....
Il mio ginecologo mi da la conferma che Sammy nn cè più, disperata stringo la pancia e batto forte su di essa , supplicavo Sammy che si svegliasse e che il suo riprendesse a battere, ma nn mi ha ascoltato....Fanno nascere il mio ciccionetto, mi sveglio dall'anestesia voglio vederlo, me lo portano in un cullino, era bello bellissimo, pesava 3 kili e 600 gr, il colorito roseo, le labbra rosse, i capelli chiari e gli occhietti chiusi come se dormisse...lo tocco e lo supplico di svegliarsi nn può fare questo alla sua mamma che tanto lo ama...mio marito lo fa portare via ero in preda a una crisi, nn poteva essere vero...mi mettono in una stanza da sola , ma i pianti dei bimbi si sentono lo stesso e passo la notte a chiedermi perchè...??????
Diamo il consenso all'autopsia e dopo qualche giorno diamo l'ultimo saluto al mio angioletto in un funerale straziante.
Il rientro a casa e stato durissimo, vedere il carrozzino, i vestitini che avevamo comprato con tanto amore con il suo papà, vuoti senza che Sammy li riempisse mi devastava....no lui nn doveva stare in una piccola bara bianca in un loculo al cimitero, ma nella sua casa con i suoi genitori e nella sua culla...tutti i progetti , i sogni,i preparativi che facevamo per lui....tutto finito!!!!!!
Il senso di vuoto che provo e il dolore mi divorano giorno per giorno, vado a trovarlo tutti i giorni al cimitero e nn riesco a farmene una ragione.
E' difficile affrontare il mondo fuori perchè tutto mi ricorda di Samuel, le donne incinte, le mamme con i loro bimbi e li mi chiedo cosa hanno loro più di me....si loro hanno i loro figli e io nn più.
devo affrontare la gente a volte stupida e ignorante che nn capisce il mio dolore e che nn fa altro che dire frasi di circostanza che ti fanno stare peggio...
Cmq volevo dire al mio piccolo Samuel che ho passato con lui i 9 mesi più belli della mia vita, Sarai sempre il ns primo adorato figlio , ti ameremo come se fossi qui,stai vicino alla tua mamma e al tuo papà dacci la forza per andare avanti....noi ti ameremo in eterno in attesa di poterci riabbracciare, coccolare e amare come nn ci è stata data la possibilità di farlo adesso.
Di te mi rimane una piccola ciocca di capelli che papi ha preso quando ti ha vestito per darti l'ultimo saluto , così mi sembra di averti vicino.
Ti amiamo e ti ameremo per sempre Piccolo Angelo di mamma e papàUn grosso abbraccio a tutti quei genitori speciali che hanno come noi un angioletto in cielo....baci Liliana e Alessanro. Ciao SAMMY 
Liliana (forum 19/08/2008 - Le nostre storie)

 

Sasha
Ciao a tutti del forum, sono Mirco, il compagno di Stefania, papà della nostra stellina Sasha. Prendo io il coraggio di raccontare la nostra storia, credo che per Stefania farlo sia ancora premturo... 
Siamo una coppia come tante, lavoriamo, il mutuo sulla casa, due simpaticissimi cani... dopo anni di cambi di residenza siamo riusciti a coronare il nostro sogno di una casetta in campagna, un pò per via dei cani e un pò per il fatto che non ci piace la vita frenetica e caotica della città. Dopo una sistemazione sommaria del nostro nido all'inizio del 2009 pensiamo che sia l'ora (io 45 anni, Stefania 32) di completare finalmente il nostro comune desiderio, di passare dallo stato di coppia a famiglia nel vero senso del termine, anche se già avevamo (un pò) questa sensazione, i nostri due bau sono come dei figli, hanno una cuccia (divano) che occupa mezza sala e sono sempre stati in vacanza con noi, vivono sotto il nostro tetto. io inizialmente ero un pò restìo, chiedevo a Stefania ancora un pò di tempo, volevo che tutto fosse perfetto nella casa, c'erano (e ci sono) ancora molti lavori da terminare. Una sera invece Stefania, uscendo dal bagno mi raggiunge in sala, ero al pc, e guardandomi negli occhi si siede accanto a me, non dicendo nulla... dopo un pò di insistenze sul cosa volesse dirmi mi annuncia: "ho fatto il test Mirco, sarai papà..." Mi sono alzato, ho raggiunto la bottiglia di grappa e giù un bicchierino, non bastava, e giù un altro! Ero incredulo, disorientato, preoccupato ma allo stesso tempo una felicità enorme si mischiava ad altre mille sensazioni in un turbinio di pensieri (certo che i grappini una mano me l'hanno data!). I nove mesi che sono seguiti alla notizia sono stati i più belli della mia vita, e anche di Stefania, che avendo un carattere più chiuso del mio è già normalmente una persona di poche parole e, a mio dire, di pochi sorrisi. Invece tutta la gravidanza l'ha vista serena, rilassata, allegra, ed io con lei, vederla così maturava sempre di più in me la consapevolezza che il bimbo non poteva far altro che migliorare la nostra esistenza. Il termine della gravidanza era fissato al 22 Dicembre, ma esattamente un mese prima, il 22 Novembre di una brutta Domenica ho un grave incidente in moto, cado ad'oltre 110 kmh, e mentre rotolo sull'asfalto ricordo bene i miei pensieri, pensavo al mio Sasha, se l'avrei mai visto, pensavo a Stefania, lasciarla sola col bimbo che stava per nascere!!! Sono sensazioni che non si dimenticano! Eppure, dopo un pò di oaspedale torno a casa, un paio di settimane prima della data indicata: niente può uccidermi ora, sono sopravissuto all'incidente per lui, per il mio Sasha, per Stefania! 
Il 18 dicembre, 4 giorni prima Stefania non sente più muoversi il pancione, e nelle prime ore la cosa non ci ha preoccupato più di tanto, era già capitato che il nostro monello avesse delle pause, tra un calcione ed un altro... tutto il 19 niente, qualcosa non và... il 20 mattina, di Domenica e di buon'ora andiamo all'ospedale, dopo un'iniziale tracciato senza segni viene sottoposta all'ecografia: la conferma, ciò che non avremmo mai voluto vivere nè vedere, il ginecologo che scuoteva il capo guardandoci! Sono stati attimi terribili, inimmaginabili per i più, attimi in cui veramente non sai se stai vivendo un incubo, attimi in cui non capisci veramente ciò che è successo... siamo stati abbracciati piangendo come due bimbi per diversi minuti. 
Poi la corsa in un'altro ospedale, quello in cui doveva nascere Sasha, non era attrezzato nè per il cesareo nè per l'epidurale... la notte, all'una nasceva Sasha, con parto indotto, dopo che Stefania ha spinto in maniera indicibile per un'ora! 
Era bellissimo, biondino coi riccioli, proprio come un'angioletto, le ciglia lunghe, grandi mani e piedi, quasi 3,6 kg per 60 cm... 
Avvolto nel lenzuolo verde come un piccolo re Stefania l'ha tenuto in braccio, piangendo e baciandolo i continuazione, io ero accanto, sconvolto da ciò che vedevo e sentivo, attimi che non dimenticherò mai, la nostra vita sembrava essere finita con lui, con la nostra stellina! 
Ora sono passate tre settimane, cerchiamo di continuare a vivere ma niente è come prima, tutto sembra banale, mangiare, vedere un film, andare a fare la spesa... il nostro piccolo è sepolto a 3 km da casa, appena possiamo andiamo a trovarlo, in un consapevole e infinito rinnovo di dolore... siamo coscienti che ciò è necessario, che la vita deve continuare, che riproveremo ad avere un'altro figlio ma Sasha ci manca, ci manca tantissimo... 
Ciao, scusate il papiro..
Mirco (forum 13/01/2010 - le nostre storie) 

Silvia
che sono mamma di tre angeli, i primi due non li ho conosciuti: volati via dopo poche settimane. Un altro dolore. Lei, il mio terzo angelo, invece, l'ho potuta guardare, toccare, piangere, e ora, che è solo nei miei ricordi, amare più che mai. Solo stare qui al computer, a leggere storie simili, mi consola un po', perché mi sento capita, so che non sono sola a soffrire, anche se vorrei che a nessuna di voi, come a me, fosse mai successo. Mi sento me stessa solo quando sono in mezzo a voi. Altrimenti in mezzo alla gente comune io mi sento diversa, mi sentirò sempre un'aliena, non so più vivere una vita normale. Non mi riprenderò più, mi sento ferita per sempre. Non riesco neanche più a piangere. 
La mia piccolissima è nata troppo presto, a 25+3 perché il mio collo dell'utero non ha retto. A 20 settimane si stava aprendo: cerchiaggio d'urgenza, a letto in ospedale immobile, tra molte flebo e poche speranze, si è consumata la mia agonia, e dopo un cesareo inevitabile quando il cerchiaggio ha ceduto, è nata forzatamente Silvia, ho sperato, ma senza troppo crederci, che ce la potesse fare e dopo 22 giorni la sua agonia si è conclusa per sempre. La sua vita senza una coccola, senza un seno da ciucciare, chiusa in un'incubatrice, piena di tubi: l'immagine di una sofferenza ingiusta, che mi lacera e mi consuma dentro. Come farò ad andare avanti? 
Ilaria mamma di Silvia (forum 21/05/2008 - Mi presento)

 

Simone B.
Ciao a tutte, mi chiamo Marcella e voglio raccontarvi la mia storia, ma prima di tutto voglio ringraziarvi per aver creato questo dolce angolo di conforto per chi, come noi, vive l'immenso dolore della perdita di un figlio. E' da giugno che vi ho "scoperti" e ho letto le vostre storie, che mi aiutano nei giorni difficili, come oggi, a non sentirmi terribilmente sola e dimenticata dal mondo, ma solo ora mi sento pronta a raccontarvi del nostro amato Simone. 
Simone è nato lo scorso 19 maggio 2009 alle 11,20 del mattino e, dopo 23 ore, il 20 maggio alle 10,20 ha lasciato me e il suo papà per volare in cielo. Ma per me e il mio adorato marito Simone è morto subito dopo il parto, perchè il nostro piccolo non ha mai pianto, non ha mai respirato da solo, e voglio credere che ci abbia regalato quelle poche ore per darci il tempo di accarezzarlo, abbracciarlo e dirgli addio. La mia è stata una gravidanza serena, bellissima e vissuta con felicità, perchè il mio bambino l'ho sempre considerato un dono, un miracolo, senza mai dare per scontato che quella felicità ci fosse dovuta. Questo perchè Simone lo abbiamo cercato con amore, ma non è arrivato subito: ho atteso per più di un anno di rimanere incinta, e quando agli inizi di settembre del 2008 ho capito di aspettare un bimbo, ero al colmo della gratitudine. Quanti pianti prima di quel momento, attorno a me tutte amiche che rimanevano incinte al primo tentativo, mentre io dovevo lottare con i miei cicli irregolari e le lunghe assenze all'estero per lavoro di mio marito. E poi invece è successo, ho fatto il test solo 20 giorni dopo aver preso consapevolezza di essere incinta per paura di un altro responso negativo, ma nel mio cuore io lo sapevo che il mio sogno si stava realizzando. Adesso, riguardando indietro a quei 9 meravigliosi mesi, mi rendo conto di come tante cose si siano "incastrate" per arrivare dalla felicità più grande al dolore più atroce in un solo attimo. Come vi dicevo, la mia è stata una gravidanza serena, senza alcun problema se non un po' di mal di schiena tra il 6° e il 7° mese, ma attorno a me sentivo solo storie catastrofiche di amiche che avevano partorito in ospedale, anche in quello che avevo scelto e dove lavora il mio ginecologo, e tutte a consigliarmi dopo la loro "tragica" esperienza di scegliermi anche un'ostetrica privata e di partorire a casa. E così a febbraio una mia amica mi presenta la persona che mi è stato poi detto che "Simone aveva scelto per essere accompagnato nella sua piccola e breve vita", un'ostetrica bravissima che mi ha aiutata tanto. Il corso pre-parto è bellissimo, tante giovani mamme in attesa del primo figlio, tutte insieme ogni settimana in casa dell'ostetrica in un ambiente dolce e familiare. La maggior parte aspettiamo un maschietto, io e mio marito volevamo una femmina ma più passa il tempo e più sono contenta del mio fiocco azzurro, che sono convinta sarà allegro e vivace. Dall'ostetrica facciamo un incontro con i papà, anche mio marito è colpito positivamente, e decidiamo di provare a fare un parto a domicilio, non a casa nostra perchè lontana 15 minuti dall'ospedale, ma nella casa di maternità dell'ostetrica, che è a 200 m dall'ospedale, con l'accordo che al primo accenno di qualcosa che possa andare storto si vada in ospedale. Simone dovrebbe nascere il 22 maggio, una data per me molto importante: è il giorno di Santa Rita, un nome ricorrente nella mia famiglia, il giorno dell'anniversario della mia laurea e dell'anniversario di matrimonio dell'amica a cui ho fatto da testimone, e nella chiesa in cui ci siamo sposati 6 anni fa io e mio marito durante la funzione è d'uso che gli sposi portino un fascio di rose rosse all'altare della Santa. Ecco, tutti "segni" che mi sembravano positivi, e invece... Ho lavorato fino all'8° mese per avere poi un mese in più per stare a casa con Simone, mi definivano una mamma grintosa per la gioia con cui ho affrontato gli ultimi giorni, e mio marito, che quando ci siamo sposati non voleva figli, parlava già di dare presto un fratellino o una sorellina a Simone. Il 5 maggio ultimo controllo dal ginecologo, tutto bene, il bimbo pesa già 3 kg e 300 g: ma sono convinta di farcela, sono piccola di statura ma ho la forza e la voglia di affrontare un parto naturale. Il 10 maggio arriva la prima contrazione: è domenica sera, mio marito decide di rimanere con me e non partire per il paese dove lavora, a 250 km da casa e dove vive dal lunedì al venerdì. Corriamo dall'ostetrica, che è alle prese con il terzo parto "difficile" della settimana, tra bimbe nate con vari giri di cordone, liquidi tinti e cesarei d'urgenza (tutti parti terminati poi bene). Il tracciato di Simone è perfetto, sta dando i primi segni di voler uscire ma non ci siamo ancora, il cuore è forte, ma il bimbo è grande e ci vorrà del tempo. Facciamo il tracciato tutti i giorni, Simone è bello vispo, poi il 18 mattina capisco che qualcosa è cambiato, gli parlo attraverso la pancia e sappiamo di essere pronti a conoscerci. Nel pomeriggio io e mio marito andiamo dall'ostetrica, e cominciano le 21 ore di un parto naturale lungo, ma bellissimo e perfetto e che rifarei 1000 volte per il mio bimbo: ho rotto presto le acque, e pertanto le ore prima del travaglio vero e proprio sono state dolorose, ma le acque erano chiarissime, e il travaglio in sè è stato veloce, solo 3 ore. E poi, chi se lo ricorda più quel dolore: ricordo solo che pregavo Santa Rita e mia nonna Maria che è in cielo di proteggere Simone e farlo arrivare presto tra le mie braccia. Penultima contrazione: 140 di battito, perfetto. Ultima contrazione, ultima spinta in cui avrei dato la vita per mio figlio, e nasce Simone. E capisco dopo qualche attimo di ripresa dal mio stordimento che qualcosa non va, Simone non piange, l'ostetrica lo sta rianimando. E penso: avrà il cordone attorno al collo, adesso però si riprende e respira. Ma poi mi accorgo che il cordone è lungo ma non è avvolto attorno al bimbo, che è inerme mentre l'ostetrica gli pratica il massaggio cardiaco. Chiamiamo il 118, non passano due minuti dalla chiamata all'arrivo, la rianimazione è immediata, lo portano via, in ospedale, io devo fare il secondamento, ho freddo e voglio andare dal mio bambino. Ci sono andata poco dopo, sulle mie gambe, sorretta da mio marito, ancora increduli: arrivo al pronto soccorso, mi dicono che Simone è in pediatria e allora penso "Sta bene!", mi portano in ostetricia per ricoverarmi ma poi arriva mio marito, mi dice che devo farmi forza, il bimbo è in neonatologia e l'elettroencefalogramma è piatto... e da allora è un incubo. Alcune persone ci hanno subito fatti sentire in colpa per la scelta del parto a domicilio, ma tanti altri ci sono stati vicini, soprattutto il personale dell'ospedale, non ci hanno abbandonati ma ci hanno confortato e sostenuto e ancora oggi alcuni di loro ci sono vicini. Ho tenuto in braccio Simone solo due volte, il giorno dopo la sua nascita, me lo hanno dato poco prima che morisse e dopo che se ne è andato: l'infermiera lo ha lavato, lo ha profumato con l'acqua di colonia e mi ha aiutato a vestirlo, il mio bellissimo bambino di 3 kg e 700 g, con la bocca e l'espressione di mamma e gli occhi e i capelli di papà, e in quel momento mio marito gli ha scattato una bellissima foto che conservo sul mio comodino. E il 22 maggio, il giorno della scadenza, abbiamo fatto il funerale, con tanti familiari e amici attorno a noi a piangere un bimbo atteso con amore da tutti. Quella sera, a casa, ho letto la lettera che mi ha spedito l'amica a cui esattamente tre anni prima avevo fatto da testimone, in cui mi diceva di non essere venuta al funerale perchè al 4° mese di gravidanza e in attesa di un maschietto... Coincidenze, o scherzi crudeli del destino? In questi mesi ho cercato le mie risposte, volevo sapere cosa fosse accaduto, io e mio marito non abbiamo voluto fare l'autopsia perchè non c'erano colpe di nessuno e Simone meritava solo pace e serenità, ma adesso so quasi con certezza cosa è accaduto: Simone aveva un'ernia diaframmatica, un piccolo buco che durante la gravidanza non si era chiuso ma che non era visibile con l'ecografia, e che durante la fase espulsiva finale ha creato una compressione da parte dell'intestino sui polmoni e sul cuore, con conseguente distress respiratorio e arresto cardiaco alla nascita. 1 caso ogni 2500. Ho cercato queste risposte perchè il primo mese l'ho passato a piangere credendo che fosse colpa mia, perchè non avevo partorito in ospedale: ma poi mi è stato spiegato che non sarebbe cambiato nulla, anzi Simone è stato rianimato forse più tempestivamente che in ospedale; ho cercato anche una risposta nella fede, da cui ho capito che avrei potuto partorire ovunque, ma il destino di Simone era questo e lui ha scelto di venire al mondo in un ambiente più caldo e protetto. E adesso c'è il vuoto dentro di me: non sono più la persona solare e ottimista di tre mesi fa, ho perso interesse in tutto, sono arrabbiata con il mondo che va avanti e se ne frega del mio dolore. Ovunque pance e passeggini... Al 4° mese, dopo aver scelto il nome di Simone, ne avevo cercato su internet l'origine: significa "Dio ha ascoltato il tuo desiderio di avere un figlio", ma in quell'attimo Dio non mi ha ascoltata. Devo ricostruire me stessa, ritrovare la forza di tornare a ottobre al lavoro, ma soprattutto farmi forza per il mio adorato marito: ci amiamo immensamente e ci sosteniamo l'uno per l'altra, ma certi giorni sembra impossibile non cedere allo sconforto. Stiamo cercando un altro bimbo, perchè siamo i fortunati genitori di Simone, e il nostro bimbo ci ha fatto capire che abbiamo tanto amore da dare, ma ho paura che anche questa volta ci vorranno mesi prima di provare di nuovo un sentimento di speranza. Io ho fede, so che Simone è in pace in cielo, non lo immagino come un angelo ma come un bimbo eternamente felice, e adesso grazie alle vostre storie so che è in compagnia di tante splendide stelline. Sulla lapide abbiamo fatto incidere la frase scelta da mio marito "La gioia di mamma e papà": perchè Simone è per sempre la nostra gioia più grande, e insieme il nostro dolore più atroce. In giardino abbiamo piantato una rosa rossa ad alberello, scelta come fiore per Simone, perchè è il fiore di Santa Rita che adesso lo protegge insieme a mia nonna, ed è il colore della carrozzina rossa fiammante che avevamo comprato. 
Grazie di aver ascoltato il mio lungo sfogo, grazie di cuore. 
Marcella mamma di Simone (forum 17/08/2009 - Le nostre storie)

La mia piccola Viola tra le Margherite

Mie carissime amiche, 
che gioia immensa leggere questo post a lungo sognato del lieto evento che io e Luciano abbiamo avuto la gioia di ricevere!!! 
Io e Viola siamo arrivate a casa ieri pomeriggio, l'emozione è stata grandissima, la nostra piccola è fonte di immensa gioia, felicità e stupore continuo per il suo meraviglioso sguardo sul mondo  ! 
Le abbiamo dato un nome speciale, perchè nel nostro prato di Margherite gialle un fiorellino Viola è spuntato  per riportare tanta serenità nel nostro cuore di genitori, grati dell'affetto immenso che tutti voi ci avete donato in questi due anni! Non finiremo mai di ringraziarvi: per la comprensione sincera, gli abbracci, le lacrime condivise e i sorrisi meravigliosi che in tanti momenti avete creato nel nostro cuore ferito! 
Simone è sempre accanto a noi, era accanto a me quando è nata Viola e subito dopo il suo papà l'ha accolta tra le braccia, è qui con noi adesso che la coccoliamo nel calore della nostra casa, che finalmente risplende di suoni e colori  . 
Siamo genitori fortunati, speciali, famiglia tra cielo e terra: Simone ha guidato la mia vita verso un destino che mai avrei immaginato, tanto doloroso ma che adesso porta ad una differente consapevolezza, perchè la strada cominciata due anni fa con lui mi ha condotto proprio da lei, dalla mia bellissima Viola, e un senso comincio a coglierlo...la SPERANZA nella vita ci deve guidare proprio grazie all'amore donatoci dai nostri figli celesti  . 
Vi abbraccio forte con tutto il mio cuore colmo di serenità e gratitudine 
Marcellina, con Simone e la piccola stellina per sempre nel cuore e nel pensiero, e Viola che stringo felicemente tra le braccia 
Marcella (forum 01/06/2011 - Belle notizie e lieti eventi)

 

Sofia B.
Raccontata da nonna ERMINIA sul guestbook:

Volevo mandare un abbraccio affettuoso a tuttti questi genitori che soffrono lo stesso dolore di mio figlio Simone e mia nuora Alessia. Un saluto e un bacio immenso alla mia piccola SOFIA B. Non ho potuto conoscerti perche' sei diventata subito una stella tra le stelle,ma ti amo come se ti avessi sempre avuto,e questo non finira' mai un bacio dalla tua nonna. 
Wednesday, December 31st 2008 - 08:35:56 PM

Ciao amore della nonna, ho bisogno ogni tanto di venirti a trovare, vengo a controllare che la mia piccola SOFIA sia qui con tutti. Spesso e volenieri mi addormento pensando a come saresti diventata, che bambina, adoloscente e poi donna avrei potuto vedere, tutto questo non e' stato, la cosa mi fa soffrire tanto, ma ti voglio bene e ti porto nel mio cuore. Ti prego SOFIA proteggi mamma e papa' dal cielo tra le braccia del tuo nonno Mario, veglia sempre su di loro hanno bisogno di te. Un bacio e una carezza nonna Erminia 
Wednesday, March 18th 2009 - 10:01:40 PM

Ciao piccola stella che brilli nel cielo, volevo dirti che il nostro cuore e' sempre con te, il tuo ricordo del tuo breve passaggio e' bastato per non dimenticarti mai. 
Proteggi la tua mamma e il tuo papa', ti portano sempre con loro, e non passa giorno che non volgano pensiero a te. 
proteggici SOFIA. Un bacio nonna Erminia. 
Wednesday, May 5th 2010 - 12:21:56 AM

Ciao piccola SOFIA, la tua mamma e il tuo papa'tra pochi giorni diventeranno genitori di Carol la tua sorellina, il mio pensiero va a te per ringraziarti per averli protetti ed aiutati. Loro ti portano sempre nel loro cuore e per loro sei sempre la loro prima figlia SOFIA, e per me la splendida nipotina che non ho potuto coccolare in vita ma che coccolo con amore nel mio cuore, dove c'e' un posto speciale solo per te piccola cara. GRAZIE SOFIA indimenticabile creatura e ora un bellissimo ANGELO. Ti voglio un mondo di bene. La nonna Erminia. 
Wednesday, June 23rd 2010 - 10:03:36 PM

CIAO SOFIA, PICCOLO ANGIOLETTO VOLEVO ANNUNCIARTI CHE IERI ALLE 10.35 E' NATA TUA SORELLA CAROL. NEL RICORDARE CHE DOMANI AVRESTI AVUTO 3 ANNI PICCOLO ANGELO, VOGLIO RINGRAZIARTI PER AVER PROTETTO DA LASSU' I TUOI GENITORI, PERMETTENDO A LORO DI COLMARE IL GRANDE VUOTO CHE TU HAI LASCIATO. LORO TI PENSANO SEMPRE, RIMANI PER LORO LA PRIMA FIGLIA E MAI TI DIMENTICHERANNO PERCHE' NEL CUORE DI OGNUNO DI NOI C'E' UN POSTO PER TE PICCOLA SOFIA. 
GRAZIE SOFIA DI AVERCI AIUTATO A SUPERARE MOMENTI CHE SEMBRAVANO RIMANERE ETERNAMENTE BUI, MA CHE ORA VEDONO LA LUCE. UN BACIO NONNA ERMINIA. 
Saturday, July 10th 2010 - 08:12:58 PM

 

Sofia Ba.
La mia storia di mamma di Sofia e di infermiera nel reparto di Terapia intensiva neonatale 
Ho lavorato per 7 anni come infermiera nel reparto di TIN, ho visto nel corso di questi anni tante sofferenze ma anche gioie, ho fatto sempre il mio lavoro con tutto l'amore possibile nei confronti di tutti quei bimbi nati prematuri o nati a termine con problemi di salute. Mi sentivo comunque appagata a livello professionale e ancora non ero pronta a diventare mamma, ma il tempo è passato e inizio a pensare che a 31 anni e dopo tanti anni che vivo con il mio compagno era bello se la famiglia si allargava! Il 10 ottobre 2009 rimango incinta di Sofia subito nel primo mese che io e il mio compagno abbiamo deciso di cercare un bimbo, fin da subito sapevo che era una bimba e mi continuavo a dire di essere fortunata che mi era arrivato un dono cosi' speciale. La gravidanza procede bene, alla 21 sett. durante l'esame della morfologica mi diagnoticano che avevo una arteria uterina semi - chiusa e questo comportava che la bimba cresceva poco di peso e poteva essere un fattore predisponente alla gestosi, il problema delle arterie uterine era collegato al tipo di plancenta che si era formata. Quindi dal 5° mese mi iniziano a farmi ecografie ogni 15 giorni per vedere l'accrescimento della piccola, controllo della pressione a settimana e ogni mese insieme ai soliti esami della gravidanza anche il controllo della funzionalita' renale e della coagulazione. Da brava infermiera iniziano le ansie e i cattivi pensieri........ che non sto a raccontare. Arrivo alla 28 sett. quando inizio ad accusare un gran mal di testa, inizio a rilevare la pressione un paio di volte al giorno e mi accorgo che inizia ad essere un po' alta rispetto alla norma, nelle urine iniziano ad esserci le proteiene e cosi' vado dalla ginecologa sapendo che forse stavo andando in gestosi. In breve quella sera mi ricoverano in ospedale e per una settimana gli esami sono stabili, mi danno un anti-ipertensivo per os e la pressione ritorna nei limiti. Inizio a pensare che forse le cose si stavano sistemnado, ma invece alla 29 sett.gli esami ematici iniziano a sballare, mi stavo scoagulandoe le piatrine diminuivano e cosi' alla 29+3 il 4 maggio 2010 mi fanno un cesareo di urgenza, nn potevo nn farlo sapevo e mi era chiaro che potevo rischiare la vita sia io che Sofia. Durante il cesareo ho anche una emorragia e devono farmi due trasfuzioni di sangue e plasma, appena ho visto Sofia che piangeva ed era cosi' vitale ho detto è un miracolo che la mia bambina e viva e respira autonomamente. Anche se stavo male e soffrivo che mia figlia era ricoverata nel reparto dove per anni io ho lavorato mi sono fatta forza e andavo da lei perche' dovevo starle vicino, le ho fatto la marsupioterapia ed è stato bellissimo stringerla a me come se per quelle poche ore lei ed io eravamo ancora unica persona. La piccolina reagiva bene era un leoncino, tutti medici e infermieri (i miei colleghi) mi dicevano di essere positiva che avrei portato a casa Sofia ma io sapevo a tutti i pericoli che poteva andare incontro e avrei voluto tanto che era ancora dentro me perche' sentivo che non era pronta,per chi non conosce i bambini prematuri ti senti dire non c'è l'ha fatta era piccolo invece oggi giorno posso vivere bimbi di 24 settimane circa 6 mesi e mezzo è ovvio il cammino è lungo ma le possibilita' aumentano piu' le settimane di vita sono maggiori, io mi dicevo Sofia ha il 90% di possibilità di vivere a 30 settimane. Ricordo che quando arrivavano bambini dalla 28 sett. in su' eravamo tutti abbastanza positivi come equipe' e mi consolava il fatto che la mia bambina respirava da sola senza ossigeno e tollerava bene alimentazione con il latte materno. Il 15 maggio 2010 Sofia ha un tracollo improvviso in termini medici una CID (un emorragia generalizzata) un evento molto raro che non lascia scampo, in 7 anni non mi ha mai capitato di vederlo in altri bambini. Hanno fatto di tutto i miei colleghi, il primario, ma quando si sono accorti che la mia bambina stava male è stato troppo tardi. Cosa puo' aver scatenato la cid nn lo so con certezza, i medici pensano che la probabilità maggiore sia stata un infezione fulminate che la bimba ha preso durante la degenza nel reparto ma niente è certo, in quei momenti io e mio marito non abbiamo pensato ad un'autopsia ed io sono sempre a ditruggermi la mente a pensare cosa puo' aver scatenato una CID in una bambina che ho lasciato che stava bene la sera prima, nessun segno di infezione o altro. Ho accompagnato mia figlia mentre si spegneva tra le nostre braccia come per tante volte ho assistito altri bimbi come infermiera, oltre il dolore come mamma mi sono chiesta non mi era gia' bastato quello che ho vissuto nel mio lavoro dovevo anche provarlo sulla mia pelle?!.Devo guardare avanti e credere che un giorno grazie anche all'amore di Sofia avremo altre gioe e soprattutto devo continuare a fare il mio lavoro sicuramente in un altro reparto. Nel mio dolore ho accusato anche i miei colleghi di non essersi accorti prima che la bambina stava male, quello che penso è tutto è andato contro mia figlia e la buona sorta non le è stata vicina come purtroppo non è stata vicina a tutti i bimbi che non sono con i loro genitori.
Giada (01/09/2010 - le nostre storie)


Sofia G.
Salve a tutte mi chiamo Roberta e questa e la mia storia. Tutto incomincia un anno fa , 11/10/09 quando io e Alessio abbiamo concepito Sofia dopo due anni che provavamo , mi dicevano che forse stavo andando a 39 anni in menopausa precoce ( fsh alto). il 09 novembre faccio un test di gravidanza perche dovevo andare a fare una visita e il ciclo non si vedeva ( come spesso faceva) e li incredula scopro di essere incinta. Quella sera ero a cena dai miei genitori quando mi sono affacciata in sala e gli ho detto forse sono incinta , Alessio, Che hai detto, che hai fatto, come? Mia madre che faceva i salti di gioia ma nel vero senso della parola, non potrò mai dimenticarmi quei momenti. Alessio quella notte non mi fece dormire perché a passato tutta la notte con la mano sulla pancia e a guardarmi.. Da li incominciano i mesi più belli della nostra vita… e sono veramente tanti . Tutto procede bene, non un disturbo non una nausea niente di niente .io a casa perche mi hanno sospeso dal lavoro perche faccio un lavoro a rischio, mi godo tutta la gravidanza. Hai controlli la bimba cresce bene, anzi e un po’ più lunga e pesa un po’ di più. 
La notte del 09 aprile mi prende un forte dolore infondo alla pancia ,decidiamo di andare al pronto soccorso, dopo la visita la ginecologa mi dice che mi se aperto il parto, e li incomincia la notte più brutta della nostra vita. Ci dicono subito che l’ospedale di Empoli non è attrezzato per un parto prematuro a 27 +2 settimane . Cercano di stabilizzarmi per portarmi in un ospedale che abbia la tin, le contrazioni aumentano e non mi possono spostare.non vi sto a raccontare tutto il calvario di quella notte. Alle 7.07 del 10 aprile nasce Sofia la mia principessa viene subito soccorsa e chiamata un ambulanza al Mayer per venirla a prendere. La mia piccola dal inizio reagisce bene ,ma non era pronta x nascere e i suoi polmoncini non sono ancora pronti. Alle 8.50 la mia bimba non ce la fa più . E l’ambulanza non è ancora arrivata. Me la portarono e la tenni in braccio pochi minuti in quei momenti cosi drammatici non ho neanche visto il suo culetto che quando era in pancia gli toccavo sempre, non lo data ad Alessio per prenderla una volta nelle sue braccia e questo lo rimpiangerò x sempre, scusami amore mio. Un bacio grande alla mia principessa , ci manchi tanto sempre ,non ti scorderemo mai ,sarai sempre nel nostro cuore e nei nostri pensieri . smack . scusate gli errori non sono molto brava a scrivere, un abbraccio forte a tutti voi che come noi avete la sofferenza nel cuore. 
Roberta (20/10/2010 - Le nostre storie)

 

Sofia Sp.
MI MANCA TANTO
Ciao a tutti, oggi cercavo un conforto un modo per sentirmi meno sola ed ho scoperto questo sito di genitori che come me e mio marito hanno nel cuore una loro piccola stella nel cuore e nel cielo. 
Io ho 26 anni, da un anno sposata con una bravissimo marito, a settembre 2010 dopo solo 3 mesi di matrimonio abbiamo deciso di avere un bimbo. Con immensa gioia è arrivato subito il primo mese ho scoperto di essere già incinta .................. la nostra gioia è durata però troppo poco, il 6 dicembre ho fatto il test integrato e li per noi si è fermato il tempo, in quanto dall'esame è emersa un traslucenza nucale troppo alta, di corsa di hanno fatto la villocentesi dopo 3 giorni di angoscia era tutto negativo il piccolo non aveva nessuna sindrome, la gioia era tornata anche perchè abbiamo scoperto che era una piccola BIMBA la nostra SOFIA. Tutta questa gioia è durata di nuovo troppo poco perchè a fine gennaio dopo l'eco morfologica hanno riscontrato una rara malformazione al dotto venoso, con conseguenza di una vena cava troppo spessa .... pensate quando ci sono queste patologia il piccolo non sopravvive più delle 20 settimane perchè ritardano la crescita ..... sofia invece aveva sviluppato una altro dotto per svilupparsi ..... a seguito di questi problemi facevo eco ogni settimana da queste è emerso che la piccola aveva del liquido nei polmoni conseguenza che non le avrebbe permesso lo sviluppo dei polmoni che le provocava un edema sottocutaneo tra capo e collo, per riuscire a farla vivere mi hanno sottoposto ad un intervento delicatissimo a milano a marzo per posizionare a lei tramite la mia pancia uno shunt toracico, ciò le permetteva di svuotare i polmoni. Dopo questo intervento per due settimane al controllo settimanale Sofia era molto migliorata ............ almeno questo sembrava ............ fino a che il 10 aprile al controllo settimanale il medico non ha pronunciato quelle parole che non dimenticherò mai "Signora ma lei la bambina la sente muovere?" Io mi sono solo voltata a guardarlo e dal suo sguardo ho capito immediatamente che Sofia era un angelo. Lei è poi naata il 13 Aprile alle h. 7,50 
Ketty (forum 09/05/2011 - Le nostre storie)

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